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sabato 3 aprile 2010

il ricercar silenzioso


Il silenzio è il momento più bello della giornata, arriva col buio quando la mia vita smette di domandare attenzione. In quel momento tutt’un’orchestra di sensazioni si mette a suonare nella mia testa, e tutto è colorato e vivace. Mi sembra di essere un aquilone, e mi lascio trasportare dal vento delle immagini su paesaggi veri o di mia invenzione. Ecco che torna dal passato un momento felice e allora sorrido, vedo il tuo volto adorato e sento la tua voce che mi racconta storie inverosimili e meravigliose.
E il silenzio mi prende come un mare, mi lambisce e mi blandisce. Mi avvolge e mi penetra, e le mie labbra si rifiutano di schiudersi per proferire alcunché. Paralisi della comunicazione verbale che fa uscire urla dai miei occhi che aggrediscono il tuo volto. Ho bisogno del tuo silenzio, sei sempre così prolisso, e molesto con l’infinita gamma di suoni che ti piace produrre….
Il silenzio mi protegge da tutto quello che non voglio sapere, è un fantastico palazzo dei sogni in cui non esiste lei, in cui esisti tu solo a tratti, in cui io sono la regina e la parola scritta la mia ancella. E come risuonano bene in questo palazzo le voci che la memoria fa cantare! Posso così ascoltare di una canzone solo il cantato, posso riascoltare le cose belle che mi hai detto, oppure quelle tremende. Posso ascoltare il vento tra gli alberi o la campana della cattedrale, con quel suo suono così cupo che contrasta col rumore scrosciante delle onde che investono gli scogli. Posso ascoltarmi dirti a piena voce “ti amo”, senza doverti ascoltar dire che sono tutte stronzate.
L’orma del mio scarpone impressa nel silenzio bianco e denso che la neve stende, si allontana dalla tua dimora e me ne vado nella notte luminosa ascoltando la luce delle stelle. Le sinfonie siderali di questa notte bianca risuonano nel mio corpo cavo e vuoto che muove incessantemente verso il suo porto. Il camposanto opalescente stende scenografici sarcofagi davanti alla mia silhouette trasparente, e il tuo silenzio mi accompagna nella tomba. È l’ora del risveglio da questo sogno che vivo ogni notte da tanto tempo. In silenzio vengo da te, visito la tua divertita vita da uomo vero e accarezzo il tuo corpo caldo e forte e mentre dormi ascolto il tuo respiro, innocente come quello di un bimbo.
Dove vivo la mia morte, non c’è bisogno di parole. Vago silente tra le vite rumorose vedendo la sofferenza uccidere l’anima bella e rinvigorire il cancro umano. Vengo da te quando dormi, so ch’è’l solo istante in cui mi senti e in cui ti senti libero. Brutta prigione il tuo essere eccellente uomo! Sempre a rispondere a te stesso, il più severo dei giudici….
Io non sono, son io che passo attraverso te e divento ogni grammo di tuo silenzio.

martedì 20 ottobre 2009

voices












s’odono voci di timpani
sussurrate, ovattate,
risucchiate e compresse.
nude voci, mute e vane.
le lor’ombre fluorescenti,
lunghe tuniche ondeggianti,
muovono leste nella foresta avita.
il mormorio sommesso pervade l’aere
e scende nel ventre della terra umida.
le foglie frusciano alla brezza notturna
e urla’l dolore al dolore

lunedì 19 ottobre 2009

la femme bleue















LA FEMME BLEUE
La faim des êtres humaines me glisse sur la peau
Le chagrin d’un amour deçu perce mon âme et
Comme un trou noir envahit mon cerveau et le mange
Le crâne étincelle sur le gazon liquide et vert
Les yeux arrachés et crachés dans la boue
Jurent leur rage à l’infini
Les nerfs brûlés par la tension
Sèchent comme la paille au soleil
Morceaux de coeur gisent
Dans une flaque d’eau putride
Où d’énormes insectes déposent leurs oeufs
Infectés de maladies exotiques
La main droite enfoncée dans la terre nue et
Les ongles arrachées par la violence qui
Engraissent ce coin de monde
Appellent des vautours comme les sirènes d’antan
Seulement l’ouïe se sauve
Mes oreilles sont vivantes
Et volent sans chaînes dans l’obscurité infinie
Écoutant ces voix qui touchent mon âme
Et rêvant larmes de sang de mon coeur pourri

DONNA BLU
La fame degli esseri umani scivola sulla mia pelle
Il tormento di un amore deluso perfora la mia anima
Come un buco nero invade il mio cervello e lo mangia
Il cranio scintilla sul manto erboso liquido e verde
Gli occhi strappati e sputati nel fango
Urlano la loro rabbia all’infinito
I nervi bruciati dalla tensione
Seccano come paglia al sole
Brandelli di cuore giacciono
In una pozza d’acqua putrida
Dove enormi insetti depongono le loro uova
Infette di malattie esotiche
La mano destra piantata nella nuda terra e
Le unghie strappate dalla violenza che
Ingrassano quest’angolo di mondo
Richiamano avvoltoi come le sirene di un tempo
Solo l’udito si salva
Le mie orecchie vivono
E volano senza catene nell’oscurità infinita
Ascoltano voci che commuovono la mia anima
E sognano lacrime di sangue dal mio cuore marcio

deadsea


















nel mare in tempesta, di notte,
i flutti sbattono sullo scafo legnoso
e il drappo strappato frusta l’albero maestro.
la preghiera del marinaio sale alta al cielo e
le anime dei compagni si cullano sull’onde dolci
nell’attesa d’esser inghiottite, d’essere portate a casa.
è il reduce che si sveglia in un incubo funebre:
improvvisa un macabro rondò
onde non calpestar i corpi abbandonati alla morte
e si mette al timone
e fa rotta verso un’opalescenza verde.